... San Michele Arcangelo
Lavori di restauro
Da 'il Seminario' n. 1/2020
La Chiesa di San Michele Arcangelo, sorta in aderenza al complesso del Seminario Metropolitano, costituendone un “unicum”, appartiene all’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia. L’edificio, di notevole pregio storico-artistico e di culto, è stato da sempre legato al suddetto centro di formazione spirituale e culturale, avendo influenza, oltre che sull’Arcidiocesi di Conza, anche sulle altre diocesi del territorio. Anche ...
... per questo motivo la Chiesa di San Michele ha assunto il ruolo di Pro-Cattedrale.
I lavori di costruzione della chiesa furono intrapresi dall’Arcivescovo Gaetano Caracciolo (1682-1709) nella seconda metà del seicento, continuati poi, dal suo successore Francesco Nicolai(1716-1731) e da Giuseppe Nicolai (1731-1758).
L’Arcivescovo Caracciolo si occupò di arricchire la chiesa con tele del pittore lucano Andrea Miglionico, discepolo di Luca Giordano. Il Miglionico dipinse sei tele, il presbiterio fu dotato di un altare in marmo policromo e di un coro ligneo con decorazioni a intarsio e intaglio. A causa di movimenti franosi che interessarono la parte alta del centro abitato, la chiesa subì gravi danni per i quali il Lupoli fece eseguire lavori dando il via a restauri radicali. I lavori portarono alla distruzione dell’antica cripta (ricavata da un’antica grotta rinvenuta durante i lavori iniziali) soggetta a continue infiltrazioni di acque provenienti dalla vicina sorgente. Tale presenza di acqua in fondazione, insieme all’atavico problema franoso, furono le cause per cui Gregorio De Luca fece demolire e ricostruire la chiesa, in virtù della precarietà delle condizioni statiche, determinandone il linguaggio architettonico che ci è pervenuto. La chiesa, colpita dal terremoto del 1910, subì gravissimi danni, in seguito fu restaurata dall’Arcivescovo Nicola Piccirilli (1904-1918); l’Arcivescovo Giulio Tommasi nel 1936 attuò vari restauri oltre a quelli realizzati negli anni Sessanta a cura del Genio Civile, a seguito dei danni riportati nella seconda guerra mondiale. Dopo il sisma del 1980 il sacro edificio ritornò inagibile per gravi lesioni agli elementi strutturali e alla cupola. Solo negli anni 2001-2003 fu possibile intervenire risanando gran parte delle strutture con particolare attenzione alle fondazioni. Nello scavo fu riscontrata una lesione importante nel banco calcareo, che interessava circa la metà del piano chiesa con aggravio di costi che non consentirono la riapertura dell’edificio. I lavori di restauro appena avviati, su contributo della Conferenza Episcopale Italiana, fondi otto/1000 e risorse dell’Arcidiocesi, consentiranno dopo circa 40 anni la riapertura al culto della Pro-Cattedrale. Le opere interesseranno prevalentemente l’intervento di risanamento della zona absidale, sia con la bonifica della parete contro terra esposta ad infiltrazioni, che con la sistemazione dell’area attualmente addossata alla parete esterna retrostante l’abside. Sarà anche l’occasione per esplorare le murature affioranti, una in particolare ad arco, che furono grossolanamente coperte dopo la demolizione.
L’altro intervento sostanziale sarà concentrato sulla copertura attraverso una radicale revisione della stessa, in particolare sulla falda in aderenza con la parete del Seminario, ricollocando i coppi con idonee staffe per evitare scivolamenti o distacchi. Si completeranno le opere col restauro della facciata lapidea, la sostituzione degli infissi, quindi la pitturazione all’interno e la lucidatura del pavimento rimasta incompleta. Le risorse disponibili non consentiranno, tuttavia, di restaurare le numerose opere artistiche custodite, ma permetteranno di intervenire su quelle essenziali e più importanti per riportare decoro e bellezza: le tele del Miglionico, l’altare maggiore in marmo policromo, il coro ligneo e il pulpito. Sarebbe auspicabile che la generosità dei santandreani potesse consentire il recupero dei numerosi altri reperti artistici, che la chiesa custodisce. L’occasione degli interventi di restauro consentirà anche di ripristinare l’antica comunicazione tra la chiesa e la biblioteca, dalla cantoria, procedendo anche alla valorizzazione di questa importante istituzione culturale avviata dall’Arcivescovo Giuseppe Nicolai.
La Chiesa di San Michele ha un impianto a navata centrale unica, la copertura è voltata a botte (lunghezza 13 m. e larghezza 8.50 m.) e termina in un presbiterio a pianta quadrata con cupola (8,50 x 8,50 m) e abside semicircolare. La proporzionalità dei volumi e degli spazi le conferisce un aspetto di leggerezza ed eleganza. Presenta un linguaggio architettonico neoclassico equilibrato e purista, sia nella partitura della facciata che nei caratteri decorativi dell’interno. La facciata principale è in pietra locale squadrata disposta in due ordini sovrapposti, ripartita da lesene con capitelli compositi recanti tre baccelli a forma ovoidale, le lesene terminano con un frontone triangolare; in posizione centrale vi è uno stemma marmoreo di Mons. Gregorio De Luca. La partitura architettonica dell’interno è caratterizzata da cornici marcapiano e da capitelli in stucco, recanti gli stessi elementi decorativi di quelli della facciata in pietra, che coronano le paraste oltre a riquadri di cornici, che ritmano gli archi della navata centrale. I quattro angoli del presbiterio sono segnati da altrettanti pilastri decorati da lesene con capitelli recanti archi trionfali. La copertura dello spazio del presbiterio è costituita da una cupola decorata a cassettoni con cornici a stucco ed elementi floreali. In prossimità dell’ingresso vi è la cantoria lignea per l’organo, sottolineato in prospetto da un arco ribassato.
Il direttore dell'Ufficio Tecnico Diocesano
Geom. Luigi D’Angelis