... di Conza
Alla ricerca del passato
Riproponiamo in evidenza un'altra delle caratteristiche del nostro paese perché quasi del tutto ignorata.
La necessità di poter disporre della neve ed il conseguente utilizzo delle neviere(1) per la conservazione di ...
... questo prezioso bene, ha rappresentato in passato, anche a Sant'Andrea di Conza, un’esigenza di assoluta importanza.
Probabilmente non molti sanno che, nel nostro paese, tra i pochi tipi di manufatti destinati ad attività imprenditoriali in epoca storica, si possono annoverare appunto le neviere.
In effetti, secondo alcuni, "ogni centro, piccolo o grande che fosse, poteva vantarne il possesso"(2).
Realizzate per accumulare neve da utilizzare per vari scopi anche nella stagione più calda, erano, in genere, costruite in muratura di pietra, con il fondo in terra battuta sul quale veniva sovrapposto uno strato di tronchi e quindi frasche e ginestre al fine di evitare che ristagnasse acqua con conseguente scioglimento della neve.
Erano ovviamente ubicate all’altitudine più elevata possibile e con esposizione a Nord. Il ghiaccio che se ne ricavava, usato talvolta anche in medicina, serviva in special modo per rinfrescare le bevande e, durante le feste, veniva dato ai bambini, in cubetti serviti in foglie di felce(3).
Le prime notizie che si hanno delle neviere di S. Andrea risalgono all’epoca del cosiddetto Catasto Onciario, compilato nel 1743, dove ne vennero censite due: una della famiglia Solimene e l'altra della famiglia Scalzullo.
Neviera Solimene
Tra le proprietà censite nel suddetto strumento fiscale appartenenti al “D.re Sig.re Donato Solimene” figura appunto, tra l’altro: “Una neviera di fabbrica con mezzo moggio di territorio attorno a li Macchioni, pertinenza di S. Andrea, rende quante volte si empisce con dedurre tutte spese Once 06”.
Si trattava, quindi, di un manufatto "di fabbrica", cioè in muratura, sito in contrada “Macchioni” presumibilmente almeno in parte interrato che rendeva all’incirca quanto 3 tomoli di seminativo. Circa l'esatta ubicazione è impossibile individuarla con precisione essendo troppo generica l'indicazione riportata nel documento di riferimento. Si può solo ipotizzare che fosse nell'area del bosco che oggi diciamo "la fonte" presumibilmente nella parte più alta della stessa.
Questa neviera è appartenuta alla stessa famiglia almeno fino alla redazione del successivo “Catasto Provvisorio” effettuata, nel 1825, sulla base della legislazione napoleonica.
Infatti in tale catasto, tra i beni non rientranti nelle categorie delle case e dei terreni, furono rilevate dalla competente “commissione di controllo”:
- “Due neviere […], una delle quali è in attività, e l’altra come si trova mancante di tetto, non si può usare, per cui si è da noi riportata pel suolo che occupa. Quella in attività appartiene a D. Michele e D. Sabato Solimene, ed è sita nella sezione B, n.° 15. La medesima si fa per conto proprio, per cui abbiamo dovuto indagare il prodotto, e le spese. Dallo scrutinio risulta la rendita netta di ducati nove, ma come l’altra neviera che oggi è inoperosa potrebbe in avvenire anch’essa attivarsi, essendo il proprietario intenzionato a covrirla per metterla in uso, si è stimato di stabilire per questa l’imponibile di ducati sei.”
Neviera Scalzullo – Giaconella - Bellino
L’altra neviera risulta, nel predetto Catasto Onciario, tra i beni appartenenti a “Mastro Antonio Scalzullo, falegname sessagenario”. Questi, tra l’altro, possedeva infatti un "… territorio seminatorio di moggia tre incirca nel luogo detto lo lagarone, tenimento di questa Terra, giusta li beni del D.re Potito Cianci, Antonio Andreone, ne paga la X^ma [decima] quando si semina in grano alla Mensa Arcivescovile di Conza, dedotte le spese di coltura, stimato di rendita annui carlini sette che sono …………on. 02 e grana diece
Dentro del medesimo territorio vi è una Neviera stabilita di rendita dedotte le spese che vi corrono per annui carlini venti, che sono …………on. 06 e grana cinque.
Come abbiamo già visto questa neviera non era più in attività quando fu redatto il “Catasto Provvisorio”, nel 1825, ma si sono potute trovare tracce di vari passaggi di proprietà (dalla famiglia Scalzullo alla famiglia Giaconella e poi alla famiglia Bellino) che consentono di individuarne l'esatta ubicazione. Infatti tali passaggi riguardano “i fondi ... posti in tenimento di Santandrea di Conza ed in contrada Serro della Serpe Neviera e Lagarone” e pertanto precisare che fosse stata realizzata sulla "Serra della Serpe" nei terreni che oggi sono di proprietà Bellino. Un sopralluogo effettuato in quella zona, verso la fine di maggio 2010, ha consentito di verificare l'esistenza di tratti di muratura a secco, visibili nelle foto allegate, che molto probabilmente costituivano la struttura della neviera.
Nella mappa allegata sono indicate le ubicazioni probabili delle neviere.
Rimane ignoto, purtroppo, il periodo durante il quale le stesse sono state in attività.
nascosto
(1) Si ricordi che il frigorifero in spagnolo viene detto "nevera".
(2) L. Lopriore, Le neviere in Capitanata: affitti, appalti e legislazione, Edizioni del Rosone, Foggia 2003 (v. sito web: www.mondimedievali.net/Microstorie/neviere.htm)
(3) Cfr. M. Cioria, Le neviere di Trevico, in VICUM, Anno XXI, n. 1 – 2, Fasc. XXXVIII, Mar. – Giu. 2003.