... di Conza: tradizioni ... dimenticate:
Probabilmente era una consuetudine (e un'attività) che si tramandava da migliaia di anni anche nel nostro paese. In fondo si poteva considerare come l'odierna pubblicità, specie per le piccole comunità di una volta. Si trattava, in effetti, di avvisi lanciati verbalmente per informare i cittadini di avvenimenti che ...
... potevano interessarli. Era un modo di comunicare semplice ed efficace anche perché non esistevano altri mezzi e pochissime persone sarebbero state in grado di leggere eventuali avvisi scritti.
Il suono lacerante di una trombetta avvertiva che stava per essere "menato lu banne". Quasi sempre venivano interrotte tutte le attività dei cittadini per ascoltare "lu banne" e magari ci si affacciava sulla soglia di casa per comprendere meglio l'avviso che veniva lanciato. In genere il banditore era una persona dotata di potenti corde vocali, che comunque venivano messe a dura prova ogni volta che gridava per farsi sentire dalla gente.
La diffusione delle notizie a mezzo del banditore era veloce e capillare. Egli “menava lu banne” in diversi angoli "strategici" del paese in modo da poter essere ascoltato dal maggior numero di persone, specie nelle ore in cui era assai probabile la loro presenza in casa e cioè a mezzogiorno o all’imbrunire. Coloro che non riuscivano a sentire bene o a capire gli avvisi uscivano di casa e chiedevano informazioni ai vicini. In tal modo, per una sorta di tam-tam, in pochissimo tempo la maggior parte della gente era informata.
In genere veniva usato il dialetto sia per la scarsa padronanza dell'italiano da parte del banditore sia perchè così sarebbe stato compreso più facilmente da parte della popolazione, anch'essa limitata nell'uso della lingua ufficiale. A volte gli annunci contenevano anche frasi scherzose e battute di spirito.
Essi erano relativi agli argomenti più disparati; alcuni venivano richiesti dalla pubblica autorità, altri da privati che intendevano vendere qualcosa, spesso venditori ambulanti forestieri.
Alcuni esempi di comunicazioni "istituzionali" potevano essere di questo tipo:
- Attenzione! A li otte de musere! Levano l'acqua! Si vulite veve jenghite re buttiglie! Ca si no fine a dumane murite de secche!
- A cchi vole ammannà li figlie a la colonia! A cchi re vole scrive! Jesse a lu Cumune!
- Dumane! Se fanne re vaccinazione a li criature! Purtatere a lu Cumune! Ca vene lu miedeche apposte!
Oppure tra quelli di provenienza di privati:
- A cchi vole re ppatane! Jesse andù lu liunese! Ca se vennene a na lire lu chile!
- Oje femmene! Annande a la puteje di Gerarde Maurielle! Se vennene li purtualle e li mandarine! Costene poche e so' bbuone! Jateviddre a 'ccattà!
- A cchi vole lu vine! Andreje d'Andocche venne lu vine bbuone! Ave abbasciate pure lu prezze! Currite ca' mo' finisce!
Tutti gli annunci venivano urlati a squarciagola dai banditori ma con una cadenza particolare che, difficile da spiegare, abbiamo caratterizzato con la particolare punteggiatura.
Come si vede gli avvisi erano semplici, stringati, facilmente comprensibili e perciò ottenevano efficacemente e velocemente lo scopo di informare la gente.
Tra gli annunci più frequenti vi era quello della vendita diretta del vino da parte dei produttori nei loro "vuttare" e facilmente individuabili per la caratteristica “frasca” che veniva esposta sulla porta di ingresso. In questi casi non era raro vedere il banditore che, con una bottiglia di vino in una mano ed un bicchiere nell’altra, invitava i passanti ad un assaggio mentre indicava, urlando, la strada in cui si vendeva.
Ma chi faceva il banditore e come veniva pagato?
Fino agli anni settanta, a Sant'Andrea, la funzione del banditore veniva attribuita ad un salariato comunale, scelto magari per il forte timbro della voce.
In particolare si ricordano zio Pietro Vigorito (lu bannitore, appunto; nella foto qui a fianco con la sua tenuta "coloniale" che indossava durante il suo servizio in Libia) e poi Pasquale Cignarella (mezzette, nella foto in alto con la sua caratteristica "divisa"). Successivamente è stata svolta da privati cittadini disponibili (in particolare dai fratelli Pierro).
Venivano pagati con una mancia assai modesta o addirittura erano ricompensati in natura (qualche chilo delle vivande o un fiasco del vino che il richiedente metteva in vendita).
Pian piano, poi, con le profonde trasformazioni intervenute nella società, si è resa superflua la funzione del banno e così i banditori hanno smesso la loro caratteristica attività che comunque era legata a uno stile di vita che va rimpianto perché era a misura d'uomo, semplice, genuino e più solidale. In ogni caso, abbiamo ritenuto utile averne trattato perché bisogna far conoscere ai giovani di oggi e a coloro che verranno come si viveva in un passato nemmeno tanto lontano.