... di Conza
Alla ricerca di tradizioni (perdute ?)
Anche a Sant'Andrea, come molti sapranno, c'era la tradizione delle "pacchiane" o, meglio, era abbastanza diffuso il costume tipico così denominato. Tanto almeno si ricava dal ritrovamento di alcune foto ma soprattutto dai ricordi di chi ha qualche anno ...
... di più sulle spalle.
È evidente, d'altronde, che con qualche fotografia riesce più facile trasmettere i ricordi e dare un valore ed un peso maggiore alla descrizione delle tradizioni.
Ebbene, grazie al contributo della Libreria "Tuttolibri" che da tempo è alla ricerca di immagini relative ad antiche tradizioni santandreane e, una volta trovate, le rende disponibili a tutti, pubblicandole su Facebook o fornendole direttamente, siamo in grado di pubblicare anche noi qualcosa su questa specifica tradizione.
Abbiamo allora ripreso queste tre fotografie che hanno come soggetto le "pacchianelle" di Sant'Andrea e le riproponiamo qui per cercare di ricordare tale tradizione e di individuare le persone in esse ritratte, anticipando che non siamo riusciti a riconoscerle tutte. La seconda foto, molto più scadente come risoluzione, è stata tratta da una cartolina, già pubblicata anche su questo sito, che ne conteneva quattro.
Per quanto si è ricavato dal loro esame e da una piccola indagine effettuata tra le persone un po' più avanti con gli anni, c'è stato un notevole fermento, negli anni 1954 - 1955, per rinverdire questa tradizione, che ha visto come fautore e sostenitore il compianto prof. Francesco Iannicelli, sindaco di Sant'Andrea di Conza in quel periodo.
Occorre ricordare che nello stesso periodo, ossia agli inizi del 1955, venne a Sant'Andrea il grande studioso americano di canti e tradizioni Alan Lomax e raccolse immagini e canti popolari anche nel nostro paese, comprese le pacchianelle.
La prima foto fu scattata, molto probabilmente a Sant'Andrea, o comunque in un luogo chiuso e organizzato per l'occasione. Si nota, evidente, un rimaneggiamento, sulla sinistra, perché la foto venne ritagliata al fine di ricavare l'immagine del prof. Iannicelli come suo ricordo.
Le ragazze ritratte sono, a partire da sinistra:
- Lucietta Del Gaudio (Amatoccia), Clara Fiore (sposata con Antonio Ricciardiello), Filomena Ianiccelli (Minoccia Carlelle), Gina Cignarella (Lumbumbe);
- Gaetanella Limongiello (figlia di Caterina Bellino alias "de Sessella"), Concettina D'Angola (di Raffaele, alias lu mulenare, e Peppenella de Toccia), Maria Russoniello (madre di Maria Di Gianni), Raffelina Cianci (lu preside)
La seconda foto, come si è ipotizzato osservando la ringhiera dietro le pacchianelle e il panorama retrostante, fu scattata a Materdomini al limite del piazzale antistante la vecchia basilica, in occasione di una "Sagra dei costumi" della quale non abbiamo notizia. Data la scadente qualità dell'immagine, risulta pressoché impossibile riconoscere qualche persona se non Raffelina Cianci, che dovrebbe essere la seconda, in piedi, da sinistra. Proprio la presenza di quest'ultima ci ha fatto pensare ad una serie di manifestazioni alle quali parteciparono le pacchianelle santandreane e per le quali abbiamo parlato del fermento cui si è accennato.
La terza foto, per quanto è riportato sul retro, fu scattata a Bisaccia il 3 luglio 1955, forse in occasione di qualche festa organizzata dalla Democrazia Cristiana. In essa si possono riconoscere solo alcune persone, ossia partendo sempre da sinistra:
- Vincenza Limongiello (figlia di Caterina Bellino alias "de Sessella"), Giuseppina Stefanelli (Peppenella d'Agnese), Italia Cignarella (Mbrogliapopole), Francesco Iannicelli (Sindaco), ? persona non riconosciuta, dietro a questa Salverino De Vito (poi Senatore), ? pacchiana non riconosciuta (qualcuno ha indicato Gina Cignarella), Consiglia Malanga, Consiglia Caprio, Alfredo Mauriello
A terra, con la fisarmonica, Gerardo Cignarella (Jerry Pazz).
Si intravedono inoltre:
- Ida De Laurentis (dietro a sinistra di Consiglia Malanga), Gerardina Potuto e Angelina Malanga (sposata Limongiello alias "Ceccarielle"), parzialmente coperta da Alfredo Mauriello.
In queste foto si può notare che tutte le nostre "pacchiane" indossavano un bel "b'rlocche" ossia un girocollo costituito da un nastro di velluto nero e un pendaglio d'oro, che era evidentemente una caratteristica distintiva del loro abbigliamento.
I ricordi personali hanno fatto sempre considerare, erroneamente, il costume di "pacchianella" come un completo da sfoggiare in occasione del Carnevale quindi solo una sorta di maschera. Forse perché si ricorda che anche i maschietti, a volte in tale occasione, venivano vestiti da "pacchianella". Nel contempo, si ricorda che le vecchiette più anziane, in occasione delle feste, si vestivano con un costume abbastanza simile a quello delle pacchiane e che, si può dire, era riservato per le grandi occasioni.
Rimane da chiedersi: come era fatto, nel dettaglio, questo costume? Per rispondere a questa domanda abbiamo preferito attingere notizie dal sito Irpino.it nella pagina dedicata alle pacchiane di Montecalvo Irpino, dove, a quanto pare, la tradizione, molto simile a quelle santandreana, sopravvive e dove qualche appassionato l'ha studiata esaurientemente.
Descrizione del vestito-costume di pacchiana
Tratta dal sito Irpino.it
Intimo
Mutandoni: ampi, lunghi fino al ginocchio, arricchiti di merletti (puntine) di varie forme, spessori e colori, che si intravedevano nei movimenti più o meno naturali del corpo e che si manifestavano durante i balli sfrenati del tempo (tarantelle) ... Particolarità dei mutandoni è che prevedevano uno spacco nel mezzo per consentire il rapido e riservato esercizio degli elementari bisogni corporali.
L'effetto, sicuramente sexy, veniva accentuato dalla presenza di Calzettoni di lana spessa, di colore nero, fermati a mezza coscia con nastri e reggi calze a molla.
I calzettoni venivano realizzati con una tecnica particolare, con 3 o 4 ferri di acciaio, che consentivano la realizzazione delle calze, quasi su misura [e senza cuciture, NdR], della fanciulla o signora che fosse, conservando quella tenuta e aderenza, necessaria nei tanti momenti della vita.
La camicia e il sottanino erano la biancheria intima, la cui funzionalità è rimarcata dalla parola. La particolarità era dovuta alla tramatura del tessuto che significava la condizione sociale della donna, ma sempre con una finezza, grazia e sapiente utilizzo dei materiali.
Le Scarpe venivano realizzate in cuoio e pelle dagli abilissimi artigiani montecalvesi (scarpari) il cui altissimo numero (oltre 100), per tutto il decorso secolo, rappresentò una formidabile realtà economica per il paese.
L'abito vero e proprio era così composto:
- Gonna: in lana castorino di colore nero, con applicazioni in cotone e/o filo bianco, solo sotto la parte inferiore, quella cioè non coperta dal vantesino.
- Vantesino: parola di chiara derivazione latina (ante-sinum) a significare la particolare destinazione del manufatto.
Realizzato in panno di lana di colore verde erba, con ricami, applicazioni (varianti in stoffa anche di colore nero, di seta in bianco con ricami a rilievo e perline nel vestito da sposa). - Corpetto: avente la chiara funzione strategica di sorreggere il seno anche alle poco dotate, era realizzato in panno a strati e con accorgimenti nei bordi a mo' di antiurto, con la funzione di tenere ben coperta la parte posteriore della cassa toracica, particolarmente vulnerabile nelle donne.
Particolarità del corpetto (buttunera) è la presenza di una doppia fila di bottoni di argento di forma discoide, aventi la funzione di mettere in risalto la condizione della donna maritata. - Cammisola: camicia importante con pizzi agli orli di color senape e con evidenti ricami a punto croce e/o spugnetta con le iniziali della ragazza e/o della famiglia.
Copricapi:
Tovaglia: copricapo in lino grezzo, che come dice la parola aveva una funzionalità che andava oltre il semplice copricapo, infatti la grandezza, la forma rettangolare e il tipo di tessuto facevano si che il copricapo, alla bisogna poteva diventare un giaciglio, una tovaglia da cucina o un necessaire per i fanciulli.
Pannuccia: copricapo in lino fine per le grandi occasioni, con ricami a punto croce e frangiatura a cascata sulle spalle.
Maccaturo: copricapo in lana di color carne (nero in caso di lutto) che cade sul laterale delle guance, ricco di frange annodate, sovrastato da ricami a bassorilievo in spugna, con motivi floreali.
Il costume da pacchiana aveva numerose varianti, dovute alla condizione della donna e infatti si ha un costume da bambina, da giovinetta, da donna promessa, da donna sposata, da vedova (tutto in nero).
Discorso a parte merita il Vestito da Sposa, che non prevede alcun copricapo, ma uno scialle in seta con fronzoli, il vestito tutto in bianco, conserva la gonna nera e un vantesino bianco ricco di ricami a bassorilievo con l'apposizione di perline anche vitree di vario colore.
Resta solo da aggiungere che chiunque riscontrasse errori ovvero avesse altre notizie e magari qualche foto è pregato di segnalarle con un'email.