... scalpellino di Sant'Andrea di Conza
Riproponiano questo articolo di Tiberio Luciani, così come è stato pubblicato su "il Seminario" (n. 4/2014), anche perché ampliato e integrato con la descrizione e l'illustrazione di una delle opere realizzate a Sant'Andrea da Pompeo Vallario, forse ignorata dalla maggior parte dei santandreani.
... arti e mestieri di Calitri e di Pescopagano, si è sviluppata negli anni addietro una forte vocazione artigianale.
Tra queste era fortemente presente una tradizione basata sulla lavorazione artistica della pietra, favorita anche dalla presenza di cave locali.
La cultura della pietra raggiunse, nel paese, i suoi più alti livelli tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento.
Nelle "botteghe" in genere lavoravano poche persone, mentre i laboratori avevano una struttura più complessa con un supervisore e organizzatore, alcuni maestri e vari discepoli.
In queste strutture veniva anche insegnato il mestiere, inteso sia come tecnica di lavorazione che come regola, rifacendosi tanto agli ordini classici quanto a tendenze più moderne dell'architettura e delle arti in generale.
Alcuni artigiani dediti alla lavorazione della pietra, oltre al lavoro di bottega o di laboratorio, avevano frequentato anche le scuole di Arti e Mestieri, che agli inizi del Novecento sorsero a Calitri, a Pescopagano, a Lauria e a Melfi.
Uno dei libri di riferimento, per il loro lavoro, era certamente "I cinque Ordini del Vignola, ossia il manuale di disegno architettonico" di Giuseppe A. Boidi Trotti.
Prima di eseguire un'opera la stessa veniva disegnata oppure riprodotta su forme di gesso quale prototipo del lavoro da eseguire e delle forme da scolpire.
Molte opere le ritroviamo a Sant'Andrea, ma molte altre, soprattutto tombe funebri, portali, croci di pietra e monumenti, anche nei paesi del circondario.
Uno dei tanti maestri scalpellini era Rosario Pompeo Vallario.
Nacque a S. Andrea di Conza nel 1893, era figlio di Pasquale, il maestro scalpellino che con D’Angola, Mauriello e vari discepoli, lavorò nell’Episcopio,
Fece il militare in Africa dove restò per sei anni e dove conobbe il maestro Pasquale Gonnella di Pescopagano. Con il Gonnella lavorò poi a Melfi per un certo periodo della sua vita.
Nel 1945 avviò in proprio l’attività di scalpellino lavorando a Sant'Andrea, a Conza, a Castelgrande, in una chiesetta di Campagna, a Muro Lucano (altare maggiore al vescovado e chiesa di Capodigiano); a Bella realizzò la cappella della famiglia Falco; ha fatto altre cappelle a Castelnuovo di Conza ed a Teora, dove ha lavorato anche alla villa Del Guercio e per altri privati.
A Sant’Andrea di Conza ha realizzato il portale in pietra della propria abitazione; una facciata in pietra di un edificio su Piazza Aldo Moro, opere nel cimitero comunale ed altre opere nel paese.
Nel 1941 - 1942, dopo la seconda guerra mondiale andò a lavorare anche in Francia a Menton, alla ricostruzione di un ponte a nove campate bombardato dai Tedeschi e appaltato da una ditta di Melfi.
Gli ultimi anni li ha vissuti in Australia, dove vive il figlio Francesco e diversi nipoti, ed in Australia è morto nel 1974.
ALCUNE SUE OPERE
Tra le sue opere, quelle che hanno una maggiore valenza artistica, sono quasi sicuramente, le tombe che ha costruito a Castelnuovo di Conza, a Teora, a Bella e a S. Andrea, ed alcune di queste saranno descritte qui di seguito.
L'architettura funeraria è sempre stata considerata una forma d'arte di un certo rilievo, sia per il rapporto che si crea tra le forme elementari che la compongono, sia per il dialogo che si instaura tra gli elementi della costruzione.
Il progetto di una tomba ha un forte valore simbolico e deve confrontarsi non solo con il luogo in cui esso andrà a collocarsi, ma soprattutto con i valori spirituali della memoria collettiva in cui ci si trova.
Progettare una cappella funeraria, è, quindi, come progettare un piccolo monumento, una piccola chiesa, una forma curata in ogni singolo dettaglio.
L'architettura, i materiali, l'inserimento di opere artistiche, il dialogo con le opere vicine, rappresentano un tutt'uno da cui non si può prescindere e che devono tendere a dare all'opera ed all'ambiente circostante un senso di pace.
TOMBA A SANT'ANDREA: FAMIGLIA SOLIMENE
La tomba è situata nell'angolo lato ingresso, a sinistra del Cimitero; è stata realizzata nel 1934 e a differenza delle altre non risulta firmata sulla base della facciata.
Rispetto al disegno del Vallario sono state apportate, durante la realizzazione, delle modifiche consistenti in una maggiore altezza della tomba e nel prolungamento delle pareti laterali nella parte alta, probabilmente quest'ultimo intervento è stato realizzato in un secondo tempo con il rifacimento del tetto.
LE TOMBE DI TEORA
A Teora il Vallario ha realizzato quattro tombe in pietra squadrata locale (favaccino) che presentano numerose decorazioni scolpite.
La lavorazione delle pietre avveniva a S. Andrea di Conza e la parte edile, di messa in opera, era realizzata da imprese di Teora.
Il Vallario, inoltre, usava firmare le sue opere e sulla base delle quattro tombe si trova inciso il suo nome.
Famiglia Del Guercio (1953)
La costruzione fu realizzata nel 1953; è una rielaborazione di una tomba costruita a Castelnuovo dallo stesso Vallario neglia nni Trenta e si presenta con una pianta rettangolare di dimensioni di circa ml. 3,60 di fronte, ml. 4,50 di profondità, un'altezza fuori terra di ml. 4,50 alla gronda e di ml. 5,90 alla sommità dell'elemento di colmo (anfora con fiamma perenne). Tutte le pareti sono realizzate in pietra squadrata locale lavorata a bocciarda o levigata, e la facciata d’ingresso presenta numerose decorazioni scolpite nella pietra.
Le decorazioni rimandano a stilemi tipici dell’Art Nouveau e dello stile Secessione, e ad elementi del simbolismo classico e religioso,
Il portale di ingresso
Il portale di ingresso in pietra locale squadrata e lavorata a bocciarda è formato da basi di sezione di cm. 21 x 21 ed un'altezza di cm. 42 (due moduli volendo considerare il modulo pari a cm. 21 e, come sottomultiplo, sette centimetri) poggianti su un gradino di cm. 20 di altezza, sempre in pietra squadrata bocciardata e smussato nello spigolo tra pedata e alzata. I Piedritti di sezione cm. 19,5 x 17 hanno un'altezza di cm. 147 (sette moduli) e presentano lo spigolo verso l'ingresso smussato tramite una rientranza ed una gola rovescia. L'architrave è formato da un pezzo unico che comprende anche i conci disposti sopra i piedritti. L'altezza dei conci è pari a cm. 49 (2 moduli + un sottomodulo di cm. 7) mentre la parte che sormonta la porta (parte centrale) ha un'altezza di cm. 42 (2 moduli) ed una larghezza di cm. 126 (6 moduli).
I conci sono scolpiti sulla facciata con motivi floreali che rimandano allo stile dell’"Art Nouveau"; la parte centrale presenta una cornice circolare con, scolpita all'interno, una colomba con un ramo di ulivo nel becco.
Lateralmente altri due conci completano l'architrave e presentano scolpiti motivi floreali a completamento e chiusura del portale.
L'elemento di base dei pilastri d’angolo
Nella base dei pilastri d’angolo si trovano scolpiti due grifoni contrapposti poggianti su un piedistallo, che sono a guardia della porta e della tomba e sorreggono una fiamma perenne.
L’elemento ha forti valenze simboliche: Il grifone è una creatura fantastica con il corpo di leone e la testa d'aquila, e lo troviamo nell'arte funeraria dei Greci, degli Etruschi e dei Romani e nei bassorilievi delle chiese medioevali.
La funzione simbolica o allegorica della presenza del grifone nei bassorilievi delle chiese può essere duplice: il Grifone come custode di tesori materiali o spirituali della chiesa; o il Grifone usato nella cristianità medioevale come simbolo di Cristo, perché entrambi hanno una doppia natura (leone-terra / aquila- cielo) - (uomo-terra / Dio-cielo).
Elementi costituenti il fregio, il timpano ed il coronamento
Gli elementi che compongono il fregio sono: al centro una corona commemorativa di cm. 56 x 56 (8 sottomoduli da sette cm); ai due lati della corona elementi quadrati con scolpite foglie d'acanto su una lastra di cm. 28 x 28 (4 sottomoduli da sette cm) e più all'esterno decorazioni di tipo geometrico.
Gli elementi di colmo del timpano sono: al centro un'anfora in pietra dalle forme classiche con alla sommità una fiamma perenne ed ai lati sui pilastri d'angolo due capitelli in stile "Art Nouveau".
Famiglia P. Vitiello (1955)
La costruzione fu realizzata nel 1955, e si presenta con una pianta rettangolare di dimensioni di circa ml. 3,76 di fronte, ml 4,40 di profondità, al netto delle sporgenze degli elementi in pietra. Tutte le pareti sono realizzate in pietra squadrata locale e sulla facciata d’ingresso sono scolpiti numerosi motivi ornamentali.
Lo stile della tomba è tipicamente “gotico”; il portale strombato (che ritroviamo anche nel romanico) con settori variamente scolpiti, gli archi a sesto acuto, le colonne con pinnacolo, i trilobi, il tetto con falde fortemente spioventi sono tutti elementi che rimandano al linguaggio dell’arte gotica; troviamo inoltre scolpiti elementi del simbolismo religioso (un angelo nella lunetta e madonnine in preghiera al posto dei pinnacoli).
La cappella oggi si presenta quasi completamente ricoperta di edera e necessita almeno di una manutenzione ordinaria per far riaffiorare la facciata in pietra di notevole valenza architettonica e scultorea.
Tomba Luciani (1957)
La costruzione fu realizzata nel 1957. Tutte le pareti sono realizzate in pietra squadrata locale (favaccino), con decorazioni scolpite nel portale e nel fregio della facciata di ingresso.
Lo stile della tomba è classico e, delle quattro realizzate dal Vallario è la più minimalista per ciò che riguarda le decorazioni.
La facciata principale si presenta con un portale di ingresso, sporgente rispetto alla linea della parete, formato ai due lati dal piedistallo, dalla base e dai piedritti sormontati da un capitello che sorregge la trabeazione formata dall’architrave che porta inciso l’anno di costruzione della tomba, dal fregio decorato con cerchi e con una greca e dalla cornice di chiusura. La cornice di chiusura presenta a partire dal basso un listello, un ovolo, un listello, una gola dritta e un ulteriore listello di chiusura.
Dietro il portale si trova la parete principale sormontata dal fregio e dal timpano e ai lati la parete risulta arretrata; nel fregio sono riportati dei triglifi con gocce.
Famiglia Vitiello M. (1957)
Realizzata nel 1957, si presenta con una pianta rettangolare di dimensioni di circa ml. 3,70 di larghezza per ml. 4,46 di profondità, al netto delle sporgenze degli elementi in pietra, un'altezza fuori terra di ml. 5,15 alla gronda e di ml. 5,99 al colmo, misura questa che sta in rapporto aureo con la larghezza; all'altezza di colmo va aggiunta l'altezza dell'elemento "croce".
Da un punto di vista architettonico risulta difficile associare la tomba ad uno stile e, forse, la valenza maggiore va ricercata nel significato simbolico degli elementi scolpiti.
Tutte le pareti sono realizzate in pietra squadrata locale (favaccino), così come le decorazioni scolpite nella pietra sulla facciata d’ingresso; nei pilastri d’angolo si alternano elementi di pietra squadrata bocciardata (favaccino) ad elementi di pietra grigia levigata. Nelle pareti laterali gli elementi di pietra bocciardata presentano degli smussi a 45 gradi che accentuano il disegno orizzontale e danno un senso di profondità alla parete. La parete posteriore è formata, anch’essa, da elementi di pietra squadrata.
La facciata di ingresso
Ai due lati della facciata sono situati due pilastri d’angolo sporgenti rispetto al filo della facciata stessa. Gli elementi che compongono la soluzione d’angolo sono: un piedistallo che sorregge la base del pilastro/colonna composta da una faccia piana e da decorazioni curve sui laterali. Il pilastro è formato da conci squadrati di favaccino bocciardati e sporgenti che si alternano a conci in pietra grigia levigata di dimensioni più piccoli e arretrati rispetto a quelli in favaccino. I pilastri sono chiusi in sommità da una cornice che continua sul timpano e da un elemento in pietra composta da una base e da una fiamma perenne. Il portale di ingresso, anche esso in favaccino bocciardato, è coronato in sommità da un elemento curvilineo con, al centro, l’incisione della data di costruzione; detto elemento culmina con una pigna in pietra lavorata. La Pigna è un simbolo che si trova spesso nell’arte e nell’architettura. Rappresenta il più alto grado di illuminazione spirituale possibile; e si trova in indonesiane, babilonesi, egiziane, greche, romane, e cristiane. varie culture antiche: La facciata continua con un secondo ordine di colonnine, con al centro una lapide incisa; le colonnine sorreggono un architrave decorato con volute e foglie d’acanto; segue il fregio con nove triglifi e gocce ed infine il timpano.Compongono il timpano due elementi laterali di forma triangolare con scolpite delle foglie d’acanto; un elemento centrale con la scritta Pax e due festoni e con un elemento a conchiglia in sommità; Chiudono la facciata la cornice ed una croce in pietra posta al colmo del tetto.
La facciata risulta dimensionata e costruita sulla sezione aurea ed è contenuta nel rettangolo aureo avente come dimensione minore la larghezza e come lato maggiore l’altezza al colmo.
La sezione aurea è una particolare proporzione matematica che trova la sua soluzione nel valore numerico pari a circa 1,618; nel rettangolo aureo tale rapporto è rintracciabile tra il lato lungo ed il lato corto.
La definizione del rapporto aureo viene fissata ad opera della scuola pitagorica, ma se ne trovano esempi anche in età precedenti e la questione se i popoli prima dei Greci conoscessero ed utilizzassero la sezione aurea è ancora aperta.
L’argomento venne ripreso da Euclide e dal Fibonacci e, nel rinascimento, lo ritroviamo nel libro di Luca Pacioli: “De Divina Proporzione”.
La sezione aurea viene definita anche come rapporto aureo, numero aureo, costante di Fidia o proporzione divina e sta ad indicare il rapporto esistente tra due lunghezze disuguali nelle quali la maggiore è media proporzionale tra la minore e la somma delle due.
Da. “ Il Cimitero di Teora nelle tombe monumento di Pompeo Vallario”.
Tiberio Luciani