... Conza
Ritenendoli molto interessanti, riportiamo i seguenti post, che gli amici Salvatore Perriello e Gerardo Vespucci hanno pubblicato su FB, per evitare che si perdano nei meandri di quella piattaforma ma anche perché potrebbero favorire una discussione proficua ...
Post di Salvatore
Roba da matti
Nessuno che parla di sesso, cibo, felicità ... tutti di covid, guerra, neve: argomenti per opache massaie!
La vita è nelle piccole cose "ignorate". Poi arrivano depressione, suicidi, violenze pubbliche e ...
... private e "tutti tacciono" (sic). Mentre io propongo alla cieca politica di istituire "lo psichiatra di base" per tutti! altrimenti vivremo catastrofi impensabili poiché ormai siamo tutti "cervellizzati" ma se il cervello ha degli "intoppi" occorre salvarli!
Post di Gerardo
L'amico prof. Salvatore Perriello, prendendo a pretesto la condizione quotidiana dei nostri piccoli paesi, ora innevati, ha scritto un post molto critico sulla condizione umana e, consapevole dei rischi che la solitudine, il chiudersi attorno a tematiche tanto roboanti quanto astratte da apparire banali, ha fatto una proposta estemporanea, "buttando il pallone fuori campo".
Cogliendo nella sua pro-vocazione anche un tentativo di confronto, gli ho così risposto.
Caro Salvatore, sarebbe facile non commentare il tuo post, fare una scrollata di spalle e passare oltre, eppure vorrei entrare in medias res perché le cose che dici hanno un valore generale e rispecchiano più o meno pensieri condivisi anche da persone a cui, apparentemente, non manca nulla.
Nella tua riflessione sono contenute le diverse crisi che attanagliano l'umanità tutta intera e di cui la guerra diventa l'espressione più significativa.
Dirò dopo della condizione dei nostri piccoli e sfortunati paesi, ma prima lasciami dire che sebbene piccola cosa le nostre vite sono collegate al tutto, infatti l'insieme delle cose altro non è che la sommatoria delle singole parti.
Ciò premesso, bisogna comprendere che noi siamo all'interno di un travolgimento di ogni significato: politico, culturale ed economico.
Potremmo dire che la fine delle grandi narrazioni politiche del secolo scorso, che muovevano milioni di uomini in vista di un fine condiviso, ha lasciato singoli individui atomizzati, senza prospettive.
Come in ogni crisi, si ha necessità di una nuova visione della realtà, una nuova idea del mondo, nuovi strumenti di interpretazione: in una parola, di nuova e più alta cultura, che stenta a venir fuori.
Ciò che ha preso le redini di queste due grandi crisi di inizio millennio è sicuramente l'economia che utilizza la tecnica ai livelli più alti, con strumenti che aumentano ancora più la solitudine dei singoli e rendono ulteriormente obsoleti gli strumenti culturali già in crisi, e di cui la scuola registra, quasi impotente, come un sismografo le continue onde sismiche.
Ecco che il potere e chi lo esercita non hanno più egemonia, ossia dominio e consenso, ma solo coercizione: da Putin a tutti i figli di Putin, ovunque presenti, vale la stessa illusione, quella di sopperire al vuoto totale con un potere totale: la guerra o il piacere di decidere nascono dallo stesso fallimento, l'assenza di una direzione dei processi che presuppone fini condivisi e cultura inclusiva, che i sistemi organici, dai batteri alle megalopoli, richiedono con pazienza oltre ai sistemi di autocorrezione (feedback!).
Scusami se sembro andare fuori tema, caro Salvatore: ma per vincere il Putin della guerra, come per vincere i piccoli figli di Putin che credono di impedire ai cervelli di funzionare, bisogna opporre un antidoto alla solitudine e proporre una vera socialità che richiede una alternativa culturale.
A quel punto il potere torna ad essere, come negli anni 70, gioia e welfare e la vita ovunque vissuta si riempirà di bellezza e di sensualità, che includono tutte le cose che dici nel post e tutte le altre che abbiamo vissuto anche assieme, dall'Episcopio alla Fornace, dalle Feste dell'Unità al confronto in sezione: il nostro entusiasmo era contagioso ed anche nel conflitto/confronto con gli avversari si cresceva.
Venendo alla nostra piccola realtà: tu, dopo essere fuggito di gente in gente, come dice Foscolo ricordando Catullo, sei tornato al paesello, complice la mia mano che scrisse la domanda di trasferimento.
Ebbene, caro Salvatore, sei tornato nel peggior periodo della nostra storia comunale dagli anni 70 in poi: complice il terremoto ed una insipienza collettiva, l'intero territorio dell'Alta Irpinia si è polverizzato. Dei 25 Comuni dell'Area Pilota da Montella a Monteverde ci sono solo due paesi con più di 5000 abitanti (Lioni e Montella) ed il grosso non supera i 2000 abitanti. Metti che i giovani sono andati via, con o senza titoli di studio, che le nascite si sono azzerate e che la popolazione over 60 supera di gran lunga la metà dei presenti, con punte alte di over 80, ed hai il quadro che dipingi tu!
Come se ne esce, ammesso che ciò sia possibile?
Dando risposta a quel che dicevo prima: rimettendo "in moto", non a parole, tutte le risorse umane disponibili e facendo rinascere piano piano il gusto, l'entusiasmo (!), per la partecipazione democratica: nei famosi anni 70 e seguenti eravamo arrivati agli incontri in piazza sul tema "i cittadini domandano, gli amministratori rispondono".
Non a caso si chiama Comune, e obiettivo principale del "Comune" è fare crescere la comunità: chi invece crede che amministrare il Comune sia gestione del potere ha distrutto quel poco che resta delle nostre comunità ed allora la solitudine diventa anche un antidoto.
Stammi bene, caro Salvatore ...