Un altro racconto di Totonno
Un signore, di nome Antonio G., nato a Sant'Andrea di Conza il giorno 16 maggio 1916 e morto a Sydney (AUS) il giorno 16 ottobre 1991, alla verde età di 16 anni si stava ritirando a casa. Era l'anno 1932 e potevano essere le ore 22 o 23. Era stato a casa della sua fidanzata Maria "Viccia" T. e così dalla Piazza si ritirava al Sambuco, per la strada lungo la quale si ...
... trovava la casa del dottore Don Pasquale A.
Proprio davanti al portone di quella casa un uomo abbastanza anziano lo fermò e gli disse:
- Buona sera, ti stai ritirando a casa?
Il ragazzo rispose di sì.
- Da dove vieni?
- Dalla casa della mia ragazza.
Poi i due si fermarono sul piazzale e l'anziano uomo disse, alludendo alla finestra del dottore:
- Ah quante volte mi sono affacciato a quella finestra! Ah quanti anni ho trascorso in quella casa! Quante cose, belle e brutte, sono passate davanti ai miei occhi!
Il ragazzo non sapeva cosa rispondere e pensava che quell'uomo fosse un amico del dottore in quanto Don Pasquale era conosciutissimo in tutta la provincia di Avellino e in più aveva parenti anche a Napoli ed era facile pensare ciò che pensava il ragazzo.
Poi i due proseguirono insieme il cammino verso l'abitazione del ragazzo che era la casa di Falarda "Pelosa", sotto la "Canala", in quel piccolo spiazzo dove oggi abita Rocco S. con la moglie Angelina G., detta anche "de Rachele".
L'uomo chiese allora al ragazzo come stavano mamma e papà, come era stato il raccolto in campagna, e poi gli propose di sedersi un po' sulle scale della casa di "zi monaco", ossia di Antonio Z.
L'uomo, stranamente, continuava a fare domande al ragazzo ma poi l'accompagnò vicino alla porta della sua casa e si salutarono con una stretta di mano. L'anziano raccomandò al ragazzo di andare direttamente dentro casa e di evitare assolutamente di voltarsi indietro.
Il giovane Antonio G. cominciò a capire quello che gli capitava quando si strinsero la mano. Solo allora capì di cosa si trattava. La mano - raccontò poi il ragazzo - era morbida come l'ovatta, come la lana. Ossa non ne avvertì e di corsa entrò in casa spiegando tutto a sua madre e a suo padre.
Dalla descrizione della persona fatta dal figlio, i genitori capirono che si trattava di Don Vincenzo A., padre del dottore Don Pasquale e, come lui, dottore.
Il colpo e la paura che ne ebbe il ragazzo furono molto forti e per questo rimase a letto circa quindici giorni con febbre altissima.
Mia madre, ancora oggi, mi assicura che è tutto vero. Lei aveva una decina di anni quando accadde il fatto ed andò diverse volte a casa di Antonio G. per visitare questo giovane ammalato, quasi moribondo per la grandissima paura.
Il dottore Don Pasquale, verificato quanto accaduto al ragazzo, dovette sfoderare tutta la sua bravura per salvarlo da quella terribile malattia che si chiama "paura".
Antonio Vallario (alias Totonno)