... "de piede" di Sant'Andrea di Conza
Così denominato perché ultimo dei tre mulini della "Mensa Arcivescovile" ed a valle del paese (e di un altro mulino situato a brevissima distanza ma a quota superiore), ha "lavorato" fino agli anni '50, ha resistito anche agli eventi sismici del novembre '80 ma non può resistere ancora molto all'incuria e all'abbandono. Ogni giorno che passa deperisce e ...
... fra poco crollerà del tutto.
Risulta anche vincolato dalla competente Soprintendenza ai Beni Artistici, Ambientali, ecc. ma non si può "toccare" perché di proprietà privata (almeno questo è quello che ci si sente rispondere dalle "Autorità").
A tutti gli effetti è da considerare un simbolo per il paese, simbolo di operosità e di ingegno della sua popolazione, almeno fino agli anni '50, appunto. La diffusione dei mulini era una caratteristica di Sant'Andrea. Se ne potevano contare almeno 6 nel centro abitato e nelle sue immediate vicinanze. Nell'intero territorio (di appena 644 ettari) arrivavano almeno a 10.
Il paese dispone di una sorgente di una certa importanza che nei tempi passati consentiva, non senza problemi e continui litigi, l'alimentazione dei mulini. Questi erano disposti "in cascata" cosicché dopo aver azionato le macine dei mulini più a monte, l'acqua continuava ad alimentare quelli più a valle (sempre che qualcun altro non ne avesse deviato il corso per irrigare il proprio orto).
Nel volume "ITINERARIO" pubblicato a cura del CRESM Campania nel 1993 (epoca in cui erano ancora esistenti tutte le parti componenti l'organismo tecnologico), con riferimento ad una ricerca di archeologia industriale, si proponeva il restauro ed il ripristino del mulino "de piede".
Purtroppo, come già detto, ... continua invece a deperire.
Perché non rivolgiamo tutti un appello alle autorità competenti affinché si adoperino per il suo salvataggio?