Mobilità veloce e suolo lento. Un ponte per le aree interne
Da 'il Seminario' n. 1/2022
Quello che si è svolto dal 26 al 28 maggio 2022 a Benevento presso il Centro “La Pace” è stato il III Forum delle Aree Interne, promosso da Unipace e dai “Vescovi per le aree interne”. Il tema ...
... scelto per questa edizione, “Mobilità veloce e suolo lento. Un ponte per le Aree interne”, sintetizza il passato, il presente e l’auspicabile futuro di queste terre marginali.
L’Arcivescovo di Benevento, mons. Felice Accrocca, nel suo intervento introduttivo ha affermato: «Ho più volte ribadito che come Vescovi intendiamo anzitutto promuovere un metodo e offrire opportunità formative a quanti sono impegnati nella gestione della cosa pubblica o sono in procinto di farlo, e in maniera specifica a coloro che sono chiamati a operare in zone interne, affinché promuovano un’azione idonea a sostenere soprattutto i giovani intenzionati a restare nella propria terra d’origine».
Ha poi così proseguito: «Lo spirito è puntare a superare campanilismi ed egoismi territoriali in una visione incentrata sul bene comune e con una convergenza di obiettivi. Bisogna fare i conti con l’aggravamento evidente delle condizioni di emarginazione e di isolamento, anche politico, delle nostre aree e con la mancanza di infrastrutture. Per questo perseverare in campanilismi ed egoismi territoriali vorrebbe dire stringersi da soli il cappio intorno al collo: chi persevera in tale politica o è incapace di vedere oltre il proprio naso o coltiva interessi che non sono quelli del bene comune».
Il momento più atteso è stato la mattina del 27, venerdì, quando sono intervenuti Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, e Mara Carfagna, ministro per il Sud e la coesione territoriale. Ai due rappresentanti del Governo, mons. Accrocca ha avanzato una sua proposta: «tener conto, nell’assegnazione delle risorse, anche dell’estensione e della morfologia del territorio a cui quella determinata popolazione deve provvedere». Questa proposta deriva dalla costatazione che l’assegnazione delle risorse ha come suo criterio guida il numero della popolazione. Pertanto, inevitabilmente, le aree interne finiscono per essere penalizzate in misura doppia, poiché, con le minori risorse loro assegnate in virtù del crescente spopolamento da cui sono afflitte, debbono molte volte provvedere a territori vasti, spesso collinari o montani, motivo per cui le comunicazioni sono assai più difficili e quindi maggiormente dispendiose.
Nel suo intervento il ministro Giovannini ha affermato che per rendere attraente l’idea di investire, abitare e vivere nelle Aree Interne del Mezzogiorno bisogna rendere sostenibile il sistema dei trasporti e delle infrastrutture al servizio dei territori urbani e rurali, accelerando nelle Aree Interne il processo di transizione ecologica in programmazione in Italia.
Per questo, ha sottolineato, la scelta chiave del ministero da lui guidato a supporto delle aree interne è di investire per migliorare e potenziare la rete viaria secondaria, gestita dalle Province, dalle Città Metropolitane e dalle Regioni. Su chi avesse dei dubbi circa eventuali passi indietro dovuti alla crisi in Ucraina, ha spiegato che cambiare è inevitabile, perché decisivo: «il cambiamento costa e vogliamo scommettere su una resilienza trasformativa, non per tornare dove eravamo». In questo quadro, «la conoscenza dei luoghi e dei fatti, delle peculiarità e delle vocazioni, che le comunità detengono, è preziosa e insostituibile per definire la strategia complessiva».
Successivamente il microfono è passato a un altro membro del Governo guidato da Mario Draghi, ovvero Mara Carfagna, la quale ha evidenziato che le Aree Interne devono diventare vivibili, sicure ed efficienti per competere. Il Governo ha scelto di «definire e finanziare i livelli essenziali delle prestazioni, in base al principio del reale fabbisogno dei cittadini e delle persone, con asili nido, assistenti sociali e trasporto pubblico. Pari diritti a tutti, mamme, famiglie e bambini, persone fragili e bisognosi». I fondi ci sono, ha detto.
Si è poi soffermata su «la strategia nazionale per le aree interne (SNAI), realtà convalidate e sottoscritte. L’obiettivo programmato è di migliorare qualità e quantità dei servizi per le aree interessate», mentre «si aggiungeranno altre 43 nuove aree a breve. In Campania rientreranno Alto Matese nel casertano, Sele e Tanagro nel salernitano». I Comuni avranno i fondi per «assumere quelle figure necessarie di cui hanno bisogno».
I Ministri hanno fatto molto riferimento alla logistica, indicando nelle Zone Economiche Speciali (Zes) uno strumento fondamentale per convogliare investimenti pubblici e privati nelle Aree Interne. «Le Zes hanno una linea di investimento che prima non c’era. Il Mezzogiorno può diventare la piattaforma logistica del Mediterraneo, attraverso investimenti nei porti meridionali, investimenti su ferrovia ad alta velocità e ferrovie regionali, connessioni immateriali e banda larga».
La tre giorni era iniziata con l’appassionata relazione di Sabrina Lucatelli, direttrice dell’Associazione “Riabitare l’Italia”. La stessa ha sottolineato come per aumentare il benessere delle zone marginali si debba invertire l’idea della razionalizzazione delle risorse e del risparmio sui servizi. I costi dell’abbandono di tali aree sarebbero tanti, a partire dal degrado del paesaggio. Ha rilevato, poi, che come punto fondamentale da cui partire è il pretendere un sistema scolastico d’eccellenza, anche e soprattutto perché con pochi alunni si possono realizzare migliori forme di apprendimento legate al luogo specifico, aumentando il dialogo tra scuola e realtà territoriale. Dai dati relativi a un questionario realizzato dall’Associazione “Riabitare l’Italia” è emerso che bisogna superare lo stereotipo del giovane che vuole andare via, Infatti, il 65% dei giovani vorrebbe rimanere con un preciso progetto di vita nel luogo in cui vive, mentre il 35% afferma che andrà via ma vorrebbe rimanere. La comunità è l’argine allo spopolamento. Ecco perché sempre più forte appare la necessità di tenere viva, ma non immobile ai cambiamenti, quel pezzo di socialità che si è mostrata insostituibile durante i due anni di pandemia.
Non può esserci una giusta socialità se non è accompagnata da una positiva gestione del tema intergenerazionale.
Comitato organizzatore del Forum delle Aree Interne
La carta dei giovani della aree interne
Ai relatori presenti al Forum delle Aree Interne, soprattutto ai ministri Giovannini e Carfagna, i giovani presenti hanno consegnato una Carta in cui hanno espresso i loro propositi. Ne riportiamo alcuni passaggi significativi: «Sogniamo la scelta di poter restare nei nostri territori senza sentirci costretti a lasciarli perché al loro interno non fioriscono proposte e opportunità.
Sogniamo di poter viaggiare e raggiungere agevolmente altri luoghi e di poter tornare allo stesso modo a casa, portandovi la ricchezza delle nostre idee, delle conoscenze acquisite e delle esperienze vissute. Sogniamo un territorio vivo, che sappia rispondere alle istanze e alle esigenze dei giovani, che sia consapevole e buon amministratore delle proprie risorse e le metta a disposizione per il vantaggio di tutti e la crescita di ciascuno. Il nostro sogno non riposa nel sonno, siamo pronti a destarci e a trasformare l’ideale in azioni concrete, mettendo il nostro volto, le nostre scelte, le nostre forze a servizio del bene comune.
Non vogliamo che ci venga consegnato un nuovo futuro che per magia risponda a tutte le nostre esigenze, vogliamo “sporcarci le mani” in questo presente complicato e collaborare nella conduzione del cambiamento che vogliamo, perché anche noi siamo parte del territorio, anche noi ne siamo risorsa viva da valorizzare, su cui investire.
Per questo desideriamo impegnarci a formarci, ad abitare i contesti sociali ed economici in modo consapevole e critico, a diventare i fili e le maglie di una rete positiva ed inclusiva, che non lasci indietro nessuno.
Per fare questo è opportuno aprire un dialogo costante e autentico con le istituzioni locali, con le realtà associative giovanili, con gli enti che si occupano di formazione, con gli individui di buona volontà che condividono questa visione; occorre altresì che questi soggetti, soprattutto le istituzioni civili e politiche, ci ascoltino, che ci conferiscano spazi di responsabilità, di autonomia di gestione per essere davvero artefici del coinvolgimento giovanile nella vita del territorio e realizzare, in concreto, la più politica ed efficace delle esperienze di cittadinanza attiva.
Il presente documento ha uno spirito politico nel senso più autentico ed originario del termine; la nostra comunità giovanile non è tutta delle stesse idee ed estrazioni sociali, i giovani non hanno un colore, ce li hanno tutti, i giovani non hanno una sola fede, rappresentano tutto il fervore di ciò che è capace di appassionarli, non sentono ragione per l’ingiustizia, vogliono scoprire quel sentiero nascosto o anche creare una nuova ardita via verso il domani. La nostra Carta emerge da diversi ambiti antropologici che concorrono alla realizzazione della persona umana, al rispetto dell’ambiente, alla valorizzazione concreta delle aree interne e al coinvolgimento dei giovani».