Ancora neve ...

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Riflessioni e spunti per ...

Riprendiamo, ancora una volta, un post di Gerardo Vespucci (inserito il 24 lug 2024 alle 20,40), sempre per evitare che si perda nei meandri di FB, ma anche per sollecitare chi non frequenta quella piattaforma a ragionare e discutere. Riportiamo, alla fine, anche alcuni commenti di amici di Gerardo che confermano la validità delle sue considerazioni.

... spunti per discutere

Il computer ha un grande difetto: non dimentica quasi nulla.

Tempo fa, stimolato da una delle tante letture, scrissi questa...

... modesta riflessione.

Guardandomi intorno - sono a Sant'Andrea da appena 10 giorni ma mi sembra un anno - ho capito che per vivere nei nostri sparuti paesi ci vuole tanto, tanto coraggio, ed una buona quantità di libri!

"Gli antichi greci avevano creato un sistema linguistico ricco di vocaboli, di gran lunga più ricco del nostro: il loro bagaglio lessicale era formato da oltre 85.000 lemmi!

In pratica, essi erano in grado di distinguere anche per uno stesso oggetto piccole differenze, indicandole con nomi diversi. Ad esempio, per dire destino, essi avevano due termini, moira ed aisa.

Moira stava a significare “la parte assegnata” ossia la sorte di una persona.

Aisa indicava la porzione di vita assegnata ad una persona (oltre a significare la parte di un bottino da attribuire ad un guerriero).

Moira ed Aisa erano anche indicate come dee.

Quando Ermes, il messaggero di Zeus, si reca da Calipso per dirle che doveva lasciar partire Odisseo (Ulisse) usa queste parole: «non è aisa che egli muoia in quest’isola, lontano dai suoi, ma è moira che egli ritorni da loro, all’alta dimora».

Tutti gli esperti di linguaggio sono ormai d’accordo nel ritenere che la capacità di pensare è strettamente connessa al possesso delle parole: chi ha più parole, può meglio pensare!

E tutti sanno che il sapere greco ha rappresentato la colonna portante della civiltà occidentale, dai latini a noi.

Conclusione: vivere in ambienti stimolanti, ricchi di iniziative, di confronto, apre la mente di ciascuno, proprio perché le idee si infittiscono, trovando – e spingendo a cercare - sempre nuove parole disponibili all’uso.

Al contrario, chi vive in ambienti sempre più ristretti, con contatti umani ridotti, e chi evita diverse sollecitazioni per riflettere – magari non leggendo libri, negandosi un film a cinema, a teatro, riducendosi ad ascoltare sempre le stesse trasmissioni televisive – si riduce man mano ad utilizzare sempre meno parole, e ne consegue una chiusura dei pensieri all’interno di insiemi di significati sempre più poveri: e allora, diventa facile il gioco di persuasione da parte di chi si esprime con slogan e riduce questioni complesse ad espressioni semplici, formate da poche parole!

Infine, molti analizzano i tanti aspetti deleteri che il digitale sta procurando in termini di dipendenza, di conformismo emotivo e relazionale, di solitudine: forse sarebbe il caso di aggiungere che il guaio più profondo che la comunicazione veloce, favorita dal digitale, sta provocando è proprio nell’impoverimento del linguaggio, nella sua riduzione a pochissimi vocaboli, all’uso di verbi all’indicativo, a pochi aggettivi e sempre i più consueti, all’assenza di punteggiatura ed alla sintesi più infelice di parole svuotate addirittura delle vocali.

Purtroppo, abbiamo rinunciato troppo allegramente allo studio, alle “sudate carte”, magari per passare a più semplici giochi di carte: ho saputo addirittura di amministratori pubblici della zona dediti al gioco a birra nei bar."

Gerardo Vespucci


Alcuni commenti

Sam Clegg 24 lug 2024 - 22,28

Carissimo Preside... purtroppo gli effetti nefasti di questo epocale impoverimento dovuto a un digitale imperante, sono soltanto ai nastri di partenza... noi benché incamminati tutti su un (si spera) dignitoso viale del tramonto, siamo certamente preservati dall'atavico attaccamento a un mondo cartaceo che sappiamo ancora preservare (personalmente io ho più bisogno della mia libreria che di un PC). Il problema nasce dal fatto che oggi non è più possibile enfatizzare un buon libro senza, implicitamente, demonizzare il tanto decantato digitale... e spesso proprio noi, paladini di un apprendimento avvenuto rigorosamente su fiumare di libri, veniamo tacciati di essere anacronistici e superati. Resto tristemente persuaso che in pochi decenni le nuove generazioni non sapranno realmente più esprimersi correttamente, non coglieranno più il valore di una poesia di Pascoli o Montale, e sempre più parleranno con parole onomatopeiche... ( così come preferiva fare un esaltato come Marinetti, padre del Futurismo letterario), in altre parole siamo destinati a perdere... peccato che nessuno abbia compreso che perderemo contro noi stessi, per ritrovarci in un mondo sempre più infestato da una comunicazione telegrafica e priva di pathos... tutto il resto (.emozioni, sentimenti, sensazioni) verrà espulso come superfluo, in nome di un dinamismo che altro non è se non preludio di un vuoto siderale ormai inarrestabile... restiamo noi inguaribili romantici condannati all'estinzione!


Gerardo Vespucci 24 lug 2024 - 22,40

Caro Sam Clegg: intanto, potremmo salvarci dicendo che "noi non ci saremo" come cantava Guccini.

Ma nel merito, io credo meno all'estinzione perché siamo biologicamente 'costruiti' come impasto di emozioni sentimenti e razionalità che chiederanno sempre più le giuste parole capaci di suscitare reazioni in chi ascolta. Ovviamente, la sconfitta è di chi, come tanti di noi, si illusero di poter cambiare il mondo liberando le masse dall'ignoranza, devono arrendersi al fatto che saranno solo delle élite a coltivare il sapere mentre il grosso delle future generazioni si accontenterà di slogan.


Sam Clegg 25 lug 2024 - 6,56

... splendida riflessione Preside! È certamente questo lo scenario che anch'io immagino: uno spartiacque tra masse "native digitali" ma culturalmente labili e deprivate della trasmissione di saperi importanti, e pochi ben indottrinati e formati grazie a uno status sociale granitico e quasi voluto da un "Ordine Naturale "... sarà un po come tornare all'Ancien Regime preesistente all'avvento dell'Illuminismo; d'altra parte la Storia trova sempre il modo di ripetersi. Recentemente, studiando per il Concorso Scuola, leggevo le "Indicazioni Nazionali del 2018" e riflettevo come tante discipline venivano sacrificate in nome di un nuovo, auspicabile, Umanesimo: la Geografia sempre più boicottata dagli attuali programmi di studio, così come la Storia dell'arte, con il risultato che persino i giovani neolaureati partecipanti al suddetto concorso, sono stati bocciati perché incapaci di proferire verbo all'estrazione di una domanda che chiedeva di conferire in merito alla "Penisola Balcanica "... e parliamo di gente che vorrebbe insegnare Italiano, Storia e Geografia alle Medie. Le Nuove Indicazioni Nazionali poi pongono l'accento sull'importanza della Storia del Novecento, che deve essere prediletta ad altri periodi, mentre io attribuisco grande valore anche al Risorgimento e alla prima Età Giolittiana... potremmo parlare per ore di questi mali odierni, ma rischierei di tediarla! Concludo con una citazione cinematografica: com'era bello il Guglielmo da Baskerville di Sean Connery che nel finale de "Il Nome della Rosa", esce annerito e quasi in fin di vita dalla biblioteca in fiamme dell'abbazia, ma felice di aver salvato pochi testi, magari anche di Averroe e Avicenna, lontanissimi dal sapere cristiano, ma ugualmente rispettatissimi da quegli uomini del '300, figli di un'epoca oscura e fatta di barbarie per molti giudizi storici... abbia una splendida giornata Preside!


Pasquale Cassese 25 lug 2024 - 0,05

Stupenda analisi e magnificamente raccontata.

Così, su due piedi, mi è sembrato di leggere uno di quei libri di Chomsky sull'utilità dello sviluppo del linguaggio ed effetti sul relativo sviluppo del pensiero.

Non so quanto l'uso del digitale sia realmente la causa del declino intellettivo occidentale. Forse è stato un acceleratore del fenomeno, ma non la causa.

La causa sta nel fatto che l'opulenza dell'occidente è stata troppo prolungata e abbiamo smesso di avere fame di conoscenza. Almeno secondo me, ma bisognerebbe approfondire.

Comunque eccellente spunto di riflessione.


Raffaele Vito Farese 25 lug 2024 - 8,15

Purtroppo hai ragione. È così un po' dappertutto nei nostri piccoli comuni ed il problema più grave è che spesso oltre ad avere dei buontemponi ad amministrarci, essi hanno hanno la presunzione di pensare che è questo il modo migliore per socializzare e, quindi, anche per "fare voti".


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