Una grande risorsa ... quasi perduta
Da 'il Seminario' n. 3/2021
Per molti anni i lavori artigianali sono stati i veri pilastri e il sostegno dell’economia nella nostra società. Gli artigiani con grande coraggio e capacità hanno creato e messo in opera piccole attività, cercando di dare quanto più lavoro alla comunità. Tutta ...
... gestione familiare, ben organizzata e con una grande sintonia nella comunicazione e nello scambio di merci tra le persone, aspetto fondamentale per una economia stabile. Un lavoro che si tramandava di generazione in generazione, un movimento di persone che si davano da fare, cercando di dare il meglio di se stesse. Tra le attività più importanti troviamo la pietra, un vero fiore all’occhiello. Gli scalpellini creavano opere di grande pregio. Ancora oggi si ammirano nel paese e nelle case, le sculture dei maestri, come i portali, caminetti, colonne in pietra con capitelli e soprammobili.
Una lavorazione artigianale tuttora attiva è il ferro battuto. Un lavoro che va avanti da anni, apprezzato da tutti per l’originalità e la precisione. La produzione realizzata artigianalmente viene esportata in più parti sia in Italia che nel mondo. Sperando nel prosieguo, esprimo un grande augurio. Un capolavoro da non dimenticare è la Fornace, che per anni ha dato tanto sia alla comunità di Sant’Andrea che ai paesi limitrofi. Il lavoro della creta trasformata poi in materiale da costruzione, ha visto all’opera tante persone che hanno sostenuto le loro famiglie. Anche l’edilizia ha avuto un ruolo importante. Ogni impresa aveva il suo team di muratori che si mettevano al servizio del cittadino nel costruire case nuove, ristrutturazioni e restaurazioni. Ricordo che in tempi remoti anche le donne lavoravano nell’edilizia. I lavori di costruzione richiedevano molta manodopera per la mancanza di mezzi industriali.
Sant’Andrea è stato sempre un paese attivo, nessuno con le mani in mano, tutti nel loro piccolo hanno dato tanto alla collettività. Nei vicoli, nelle strade si sentiva il rumore delle segherie dei falegnami, il ticchettio dello stagnaio, il martello del calzolaio, il lavoro martellante del fabbro sull’incudine per battere il ferro, lavori molto pesanti ed impegnativi.
Altre figure professionali erano le sarte e le ricamatrici. Le sarte tagliavano e confezionavano abiti completamente a mano nei loro piccoli laboratori casalinghi, un lavoro di precisione e di abilità. Per le ragazze era un punto d’incontro, imparavano un mestiere e socializzavano tra di loro. Cosi come le ricamatrici e il loro minuzioso lavoro al telaio nel ricamare tanti corredi di future spose. Corredi che venivano esposti per essere ammirati dalle donne del paese che ne apprezzavano la bellezza, lo splendore dei disegni, ricami di grande valore su pregiati tessuti.
Nel periodo estivo, lungo le strade era bello vedere gruppi di ragazze che cucivano e ricamavano, ognuna mostrava la sua bravura. Ho voluto ricordare mestieri di “un tempo” per ringraziare tutti coloro che hanno scelto di realizzarsi nel proprio paese, alzando tutte le mattine le serrande, lavorando per la propria famiglia e per la comunità. Socievoli con la gente, sempre con il sorriso, orgogliosi di insegnare un mestiere ai giovani, che ne hanno apprezzato il valore umano e sociale. Ma con il passare degli anni il progresso ha fatto passi da gigante, il lavoro che passava di padre in figlio non esiste più, il mondo è cambiato e i giovani hanno preso altre strade per cercare di avere una vita migliore.
Per noi che eravamo ventenni, l’immagine di quel tempo è sempre presente e non ci resta che un bellissimo ricordo.
Giorgio Concetta
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