Tradizioni, riti antichi e nuova, singolare, ipotesi
Pur essendo stato uno dei tantissimi protagonisti qualche (?!?) anno fa, ho assistito per la prima volta, sabato scorso, 25 marzo 2017, come spettatore, al tradizionale rito della "Passata" a Pescopagano e, nonostante sia un evento che, salvo casi sporadici, attualmente non riguarda il nostro paese e oltretutto è molto ...
... ridimensionato nella sua portata ho ritenuto utile proporne una descrizione tra queste pagine perché molto interessante nel suo significato simbolico e perché non pochi santandreani ne sono stati protagonisti sia pure in epoche passate e ormai lontane.
Ebbene trattasi di un rito di origine antichissima, quando la religione era costituita più che altro da cerimonie e culti esoterici e che poi, comunque carico di valenze relative ad aspetti della vita naturale, è stato arricchito da profondi significati religiosi, associato e portato sotto la protezione della Santa Vergine nel giorno dell'Annunciazione.
Come riporta la brochure che il Gruppo "Pescopagano eventi" ha diffuso alcuni anni fa per illustrare la festa, questo rito ...
«... si svolge il 25 Marzo dopo le ore 11 al rintocco delle campane: alcuni bambini di non oltre tre anni vengono passati attraverso un arco ottenuto aprendo longitudinalmente un ramo di rovo accuratamente privato di foglie e di spine. Mentre due persone mantengono divaricata l’apertura, altre due ricevono dalle mani della madre il bimbo e fanno compiere tre semicerchi al di sopra e dentro l’arco del rovo, in senso antiorario secondo la valenza magica del numero dispari.
Terminato il rito, in mano a chi dei due resta il bambino diventa il compare “della spina”. Il bambino avvolto in una coperta viene portato dalla madrina nella chiesa della SS. Annunziata e rivestito ai piedi dell’altare o della statua raffigurante l’Annunciazione.
Il rovo immediatamente richiuso e rivestito con del muschio verde onde evitare il disseccamento, tornerà a germogliare, essendosi stabilita una connessione tra la salute del bambino e la vitalità dell’arbusto.
Lo scopo del rito come si evince da alcune ricerche storiche sembra quello di preservare il bambino dall’ernia infantile; ecco, perché, vengono “passati” solo i bimbi di sesso maschile e rientra nei riti propiziatori eseguiti al cambio di stagione per assicurare la virilità e fertilità degli uomini. La vestizione, per devozione avviene in chiesa allo scopo di mettere il bambino sotto la protezione dell’Annunziata perché sentita particolarmente protettiva nei confronti dei bambini nel giorno d’inizio della sua maternità. Il rito non ha luogo quando il 25 Marzo cade di Venerdì o di Sabato Santo giorno in cui le campane devono rimanere mute.»(1)
Di seguito una piccola clip video
Credevo di conoscere a sufficienza i vari aspetti di questa tradizione ed invece mi sono reso conto che vederla è stato utile e interessante. Ho colto aspetti che ignoravo e mi sono reso conto che assistervi ha suscitato emozioni che non immaginavo di poter avvertire. Mi sono poi stati descritti altri particolari (ad ogni bimbo è associato un proprio rovo e le punte dei rovi vengono infisse nella terra al fine di rinforzare la loro ripresa ed evitare che si rinsecchiscano) che hanno ulteriormente esteso le mie conoscenze sul rito.
Devo tuttavia aggiungere che nel leggere la brochure citata ed altre descrizioni dell'evento non mi è sembrato appropriato il termine "arco" per rappresentare la sagoma assunta dalle due parti in cui viene diviso il rovo. Esse sono in effetti due archi contrapposti e pertanto ho cercato di individuarne un'altra definizione che risultasse più confacente.
Mi sono allora, per caso, imbattuto nel termine latino "vesica (o vescica) piscis", detta anche mandorla. Per quanto sono riuscito a trovare, esso ...
«... è un simbolo di semplice rappresentazione e complesso significato. Nella sua forma di base consiste in due archi uniti ai due estremi ... a formare la classica foggia della mandorla; si può facilmente disegnare tracciando 2 cerchi aventi lo stesso raggio che si intersecano in modo tale per cui il centro di ciascun cerchio si trovi sulla circonferenza dell’altro.
Questo simbolo si rinviene in moltissimi contesti su megaliti e in grotte preistoriche; fu conosciuto nelle prime civilizzazioni della Mesopotamia, in Egitto, in Cina, in India (dove è chiamato “mandorla”), tra i popoli celti ed in Africa; per gli Ebrei era il simbolo della Creazione dell’Universo, per i Cristiani era il simbolo del pesce, l’Ichthys, acronimo di Iesus Christos Theus Soter, cioè Gesù Cristo (figlio di) Dio Salvatore.»(2).
Altrove la "vesica piscis" è ritenuta «... espressione della scaturigine della vita, di quella primigenia idea di fertilità e protezione ...»(3)
Altri ancora la definiscono "Mandorla Mistica" e ritengono che ...
«... se abbinata al Cristo o ad altre figure messianiche degli antichi culti misteriosofici, la Mandorla Mistica ne paleserà la duplice natura (divina e umana) riunita. Se associata alla vulva ne indicherà la funzione di ponte fra il celato e il manifesto, fra ciò che ancora deve nascere e quel che è già venuto alla luce. Il fatto che molti orifizi umani ne abbiano la forma, conferma anche a livello anatomico la funzione mediatrice che abbiamo attribuito alla Vescica Piscis, ponte e porta fra la sfera interiore e quella esteriore.
La Mandorla Mistica è anche simbolo delle fasi dinamiche che intercorrono fra l’inizio e la conclusione di un’eclissi solare, matrimonio per eccellenza delle sfere celesti, nel quale l’unificazione degli opposti risulta esemplificata, almeno visivamente, al suo massimo grado. Ma, ripetiamolo, la comparsa della Mandorla è legata soltanto delle fasi dinamiche dell’eclissi: se prima abbiamo infatti due corpi celesti separati, due "cerchi" distinti, e ad eclissi conclusa non vediamo ormai che una sfera soltanto, nata dalla perfetta sovrapposizione di Sole e Luna, è nelle tappe di unificazione progressiva che scorgiamo il ruolo della Vescica Piscis, la quale non è un simbolo di immobilità nell’uno o nell’altro senso (cioè nell’ancora dualistico o nel già monadico) bensì generalmente espressione del più o meno lungo processo di unificazione dei due estremi. È quindi metafora dell’opera, cosmica ma anche umana ed interiore, di creazione del paradosso costituito dall’unione di ciò che sembra inconciliabile: luce ed ombra, bene e male, maschile e femminile, alto e basso, spirito e materia, movimento e quiete...»(4)
Ebbene questo termine non solo appare più preciso e indicativo ma sembra arricchire di ulteriori significati e di una valenza più pregnante la spiritualità degli atti e delle azioni che caratterizzano il rito della "passata".
Che il simbolo individuato possa essere associato alla "passata" è certamente un'ipotesi azzardata ma senza dubbio propone aspetti da approfondire che sottoponiamo all'attenzione degli interessati e indichiamo a chi è più esperto e preparato nella materia.
R. C.
(1) Estratto dalla Tesi di Laurea in Iconografia e Iconologia “PESCOPAGANO: Un Centro Antico Rivisitato” di Fernanda Schettino. Anno 2000 (riportato nella brochure sulla Passata).
(2) Dal sito www.orizzontemagazine.it [2020]
(3) Dal sito lereviviscenze.com [2020].
(4) Dal sito "sites.google.com/site/sebastianobrocchi" [2020].