... Concezione
Un articolo prezioso, da conservare insieme alla parte precedente, tratto da 'il Seminario' n. 3/2023
Storia e produzione artistica devozionale (II parte)
ARCANGELO BELLINO
Come abbiamo accennato nel lavoro precedente non vi sono notizie dirette circa la bottega d’arte presso ...
... cui fu realizzata la scultura(1). È necessario sottolineare al riguardo la clamorosa somiglianza della nostra statua con quella di Calitri, da cui si differenzia, all’impronta, solo per alcuni dettagli(2).
In un interessante studio e in riferimento alla statua santandreana, ipotizzata come riproduzione più o meno coeva di identica matrice, la prof.ssa Concetta Zarrilli ha osservato che “… è diversamente proporzionata, rispetto all’Immacolata di Calitri, ma è molto simile, con il capo reclinato a sinistra anziché a destra, il manto è più ampio e presenta numerose pieghe più tese e sfaccettate, ma il volto è pressoché identico…”(3). Sicuramente la scultura calitrana fu commissionata ad un artista di scuola napoletana, per una somma complessiva di 52 ducati, e fu trasportata in paese nel 1735, come risulta dai documenti che forniscono utili particolari sull’intera operazione senza, però, nominare lo scultore. Tuttavia nel lavoro citato si è indicato quale artefice, il grande Giacomo Colombo (1663-1731), uno dei massimi caposcuola del tempo, dalla cui bottega sarebbero uscite oltre quella santandreana altre opere presenti a Calitri. L’ipotesi è presentata con dettagliate argomentazioni di carattere stilistico, tipologico, storico, anche attraverso uno studio delle notizie ricavate dalle fonti che, come sembra, rendono meno probabile risalire ad altri due maestri presi in esame, Nicola Fumo, morto nel 1724 o ancora Gaetano Patalano, attivo prima del 1700(4). Di avviso diverso, una altrettanto motivata e convincente proposta di attribuzione, è stata avanzata, dallo Scultore-Restauratore spagnolo Arturo Serra Gomez, esperto di scultura lignea barocca che ha preso in esame le suddette statue (di S. Andrea e di Calitri) in relazione ai modelli ed alle tendenze del tempo, nel confronto con numerosi simulacri di innegabile somiglianza e le ha inserite, entrambe, nel repertorio di Giovanni Antonio Colicci (1681- 1740?), prolifico artista meno noto ma giustamente rivalutato dalla critica. Lo studioso, nella circostanza di un personale sopralluogo effettuato a S. Andrea (Settembre 2022), ha confermato quanto avanzato da lui stesso e da altri (vedi note seguenti) e successivamente ne ha riportato le conclusioni in un dettagliatissimo saggio, fondamentale per inquadrare la figura e la vastissima produzione del Colicci e ribadire la paternità delle statue santandreane dell’Immacolata e di S. Andrea, (Patroni del paese) esposte nella Chiesa Parrocchiale(5).
Giovanni Antonio Colicci, di origini romane (nato a Roma nel 1681) e figlio d’arte, fu attivo in gioventù (1696) insieme al padre nell’Abazia di Montecassino. Trasferitosi a Napoli, operò nella sua bottega ante largum Archiepiscopalis Ecclesia (1712 - c.a 1740) sulla traccia dei rinomati esponenti del barocco e delle istanze stilistiche innovative del più famoso Giacomo Colombo a sua volta supportato dalle soluzioni pittoriche del grande Francesco Solimena, referente culturale del tempo. A tali modelli il Colicci fece costante riferimento sia pur maturando, nel tempo, una raffinatissima cifra interpretativa e una virtuosa caratteristica impronta tecnica. Oggi è annoverato, con un suo catalogo di assoluto prestigio, nella schiera dei maestri del Settecento Napoletano e riconosciuto autore di capolavori disseminati in moltissime chiese del Mezzogiorno, che hanno fornito un contributo indiscusso all’Arte Sacra dell’Italia Meridionale e non solo(6). In riferimento alle sue sculture dedicate alla Madonna, è stato rilevato che “la produzione… si evolve nella maturità verso la codificazione di pochi ma efficaci prototipi, semplici e devoti, disarmanti nella loro freschezza popolare, ai quali l’artista si ispirerà in maniera quasi ripetitiva forse anche grazie alla collaborazione della sua bottega ...”(7). In particolare ed in analogia con le statue dell’Immacolata di Fiumefreddo Bruzio e di Minervino Murge (che ne reca la firma), si propone l’attribuzione al Colicci, tra le molte altre, di quelle di Luzzi e di Canna in Calabria, di Calitri e di S. Andrea di Conza in Irpinia. “…Pur con sfumature diverse i simulacri assecondano un’iconografia assai cara al maestro, probabilmente foriera di grande successo presso la committenza religiosa, anch’essa in dialogo con alcuni modelli solimeneschi specie nella rappresentazione popolare del volto della Vergine e nello studio dei panneggi lasciati ricadere con estrema naturalezza intorno alla figura e siglati con quella curiosa virgola del lembo esterno che più volte ritorna negli altri soggetti scultorei…”(8). Il preziosismo dell’intaglio delicatissimo, a virgola, del lembo del mantello, ritorna puntuale nella statua santandreana e la considerazione sembra ampiamente confermata dall’analisi delle sculture lignee dell’Immacolata ugualmente attribuite al Nostro, presenti, ad esempio, in numerose altre località del cosentino, a Fuscaldo(9) come a Montegiordano, a Rocca Imperiale, a Roseto Capo Spulico, che ne attestano l’indiscutibile valore artistico, la fervente attività e l’assoluta aderenza delle sue produzioni agli slanci devozionali e al favore della committenza(10). Del resto il ricorso ad una determinata tipologia di elaborazione, nel nostro caso,“... in modo parziale o totale da parte degli artisti, pittori e scultori, è molto diffuso ed è un modo molto semplice di poter prolungare e utilizzare al meglio uno stesso modello nelle commissioni quasi infinite di nuove opere..”(11). Ciò appare evidente dal confronto delle statue di S. Andrea e di Calitri con altre ancora, presenti a Roma, San Giorgio del Sannio, Savoia di Lucania, Ozieri, Maratea, tutte datate tra gli anni 1722-1734(12).
Fin qui quanto proposto dall’analisi delle opere da parte degli esperti a cui ci rimettiamo e ai quali, ribadiamo, si raccomanda l’approfondimento con altre perizie specifiche, mentre riteniamo utili, ulteriori indicazioni di carattere storico suggerite dalle pur sommarie e rare informazioni documentate. Come accennato, per la statua di Calitri, la ricerca ben articolata, con l’incrocio di più fonti, ha consentito di circoscrivere tra il 1727 e il 1735 il tempo trascorso tra la commissione, la realizzazione, il saldo del compenso e l’ingresso del simulacro in paese nella sua chiesa(13), tempo peraltro compatibile sia con l’attribuzione al Colombo che al Colicci.
Più difficile ricostruire le circostanze che riguardano l’Immacolata di S. Andrea riconducibili, comunque, pressoché allo stesso periodo. Le scarse notizie ricavabili – finora – dagli archivi, a cui abbiamo rinviato nell’introdurre l’argomento, ci parlano, tra l’altro, della Confraternita rilanciata all’inizio del secolo, della Chiesa-Oratorio della Congrega riconsacrata intorno agli anni ’20 e ridotata nel 1726, del portale rinnovato e datato nel 1746 e dell’arredo in generale. Un magnifico organo a canne, fatto costruire in Napoli nel 1744, dominava la controfacciata della porta d’ingresso(14). Anche la dotazione di suppellettili e di libri spirituali era adeguata(15) a supportare la principale finalità dichiarata (e a quanto pare, mai formalmente venuta meno), quella formazione religiosa imperniata sulla pietà mariana che, nel raccoglimento dell’oratorio, doveva trovare la sua dimensione ideale. L’assenso regio allo Statuto della Confraternita è del 1763, la descrizione della statua dell’Immacolata, compare invece nella Visita del 1767; questa notizia, tuttavia, suscita non poche perplessità, considerando che un tale elemento, essenziale e fondante, sia riportato solo a quella data. Secondo la prassi e l’ansia devozionale dell’epoca, segnata tra l’altro da due disastrosi terremoti (1694 e 1732), la presenza del principale oggetto della venerazione si può supporre certamente caldeggiata e ritenuta indispensabile fin dall’inizio. Se ne deduce, pertanto, che, specie in questo caso, sembra si sia dovuto attendere molti anni, prima della sua collocazione sull’altare, e forse affrontare onerosi passaggi con l’ impiego di non trascurabili risorse umane ed economiche. Se si assumono, inoltre, quali autori sia il Colombo (morto il 1731) che il Colicci (documentato fino al 1740), bisogna immaginarli al lavoro tempo prima del 1767 su queste opere o presumibilmente su prototipi realizzati in precedenza tra cui scegliere e magari nella disponibilità delle rispettive botteghe dopo la loro morte. Se invece si ascrivono alla maestria del Colicci, come propongono alcuni studiosi, quella di Calitri e le due statue santandreane dell’Immacolata e di S. Andrea attualmente esposte nella Chiesa Madre, si può delineare una prospettiva cronologica leggermente diversa(16). La scultura dell’Apostolo è espressamente documentata nella Visita del 1744 e quindi è una realtà presente da tempo quando, nel corso dell’ispezione alla sacrestia, viene inventariato e approvato “… un armadio nel quale si custodisce l’immagine o statua lignea… che si espone e si porta in processione per il paese nel giorno della sua solennità…”. E nella circostanza si segnala e si approva anche una “… sacra reliquia ex ossibus praedicti Sancti Apostoli, recondita in theca argentea…” munita del sigillo autentico dello stesso arcivescovo Giuseppe Nicolaj e, a sua volta, riposta in un ostensorio di legno laminato di argento per l’esposizione ai fedeli(17).
Ovviamente nell’ipotesi probabile – e non sembra ci siano motivi per dubitare(18) – che la statua descritta nell’atto sia la stessa che osserviamo oggi ed in caso di conferma, demandata agli esperti, dell’attribuzione al Colicci delle opere in questione, il periodo precedente al 1744 rientrerebbe perfettamente nella piena maturità dell’artista. Si potrebbe pertanto ritenere che, a S. Andrea di Conza, il busto dell’Apostolo, originario Patrono della comunità, sia stato realizzato forse per primo, con soddisfazione della committenza. Nel contempo, clero, popolo e Confraternita, avendo anche ammirato lo splendore della statua di Calitri e data la crescente dedizione a queste sacre figure, abbiano coronato la devozione mariana, provvedendo all’acquisto di un capolavoro dello stesso artista, anche se la definitiva operazione sembra portata a compimento tempo dopo.
Note
(1) Cfr. A. BELLINO, L’antica Chiesa..., op. cit., pp. 46-47.
(2) Sarebbe utile approfondirne ulteriormente e in modo più stringente e diretto il confronto, che sembra suggerire una comune ispirazione e un’identica paternità. Tale operazione potrebbe rivelarsi quanto mai opportuna, dal momento che entrambe, pur ridipinte, sono per fortuna sopravvissute, e forse quella di S. Andrea più disponibile ad un’indagine sulle cromie originarie, se risparmiate, e sull’eventuale identificazione della firma dell’autore.
(3) C. ZARRILLI, La statua dell’Immacolata Concezione di Calitri e le sue riproduzioni, in Il Calitrano, Anno XXX, N. 44 n. s. - Maggio-Agosto 2010, p 5.
(4) Cfr. Id., La statua dell’Immacolata Concezione di Calitri, in Il Calitrano, Anno XXIX, N. 41 n. s. - Maggio-Agosto 2008, pp 11-15. Di fattura diversa appare la monumentale statua della Vergine Immacolata, che si può ancora ammirare nella nicchia centrale della chiesa di S. Menna, che risale allo stesso periodo ma “… risulta essere opera di Gennaro Franzese, acquistata a Napoli nel 1736 per 45 ducati…”. Cfr. SOPRINTENDENZA BAAAS DI SALERNO E AVELLINO, La Congregazione dell’Immacolata Concezione in Santomenna, Quaderni di Restauro -2, Stampa Poligraf. arti grafiche, Salerno, s. d, p. 10.
(5) Cfr. A. SERRA GOMEZ, Giovanni Antonio Colicci – Un romano nella scuola napoletana di scultura lignea, in “Riscontri - Rivista di cultura e di attualità”, Anno XLIV-N3, Settembre-Dicembre 2022, pp. 91-113 Esprimiamo la nostra gratitudine al caro Don Donato Cassese, Parroco di S. Andrea e Vicario della Diocesi di S. Angelo-Conza-Nusco-Bisaccia, per la cortese quanto preziosa segnalazione.
(6) G. SOLFERINO, Partendo da Monasterace… Considerazioni su alcuni scultori del Settecento Napoletano. Giovanni Bonavita e Giovanni Antonio Colicci, in”Esperide”, n.15-16, a.VIII, 1°-2° sem. 2015, p. 107; per altri espliciti riferimenti al Colicci quale autore della statua calitrana, cfr. A. S. GOMEZ, Giovanni Antonio Colicci... op. cit e Id., “La Santa Chiara di Polistena, un'opera di Giovanni Antonio Colicci”, in “Esperide”, nn. 17-18, a. IX, 1°/2° sem. 2016 (2019), p. 113. Per ulteriori ragguagli circa la produzione del Nostro cfr. M. L. SORRONE, Giovanni Antonio Colicci maestro di legnami, I e II parte, in www.culturasalentina.it; cfr. Id., Scultura in legno tra Napoli e le periferie: appunti su Colicci e Di Venuta, in “Kronos, n.14, dic.2011, pp. 211-213.
(7) G. SOLFERINO, Partendo da ..., op. cit. p. 107.
(8) Id. p. 108. La caratteristica impronta del Colicci nelle sue opere è più volte sottolineata dal Serra Gomez e sintetizzata in alcuni inconfondibili tratti, tra i quali il volto ovale con grandi occhi, il mantello con andamento a zig zag annodato nella cintura e soprattutto “... il modo di realizzare le pieghe, che sono svuotate in grandi ovali concavi oblunghi ...”, cfr. A. S. GOMEZ, Giovanni Antonio Colicci ... op. cit.
(9) Per Fuscaldo, cfr. Id., La Santa ... op cit.; per gli altri riferimenti si rinvia alle notizie sul web relative ai singoli centri.
(10) L’artista sembra anche particolarmente gradito alla committenza di opere dedicate ai soggetti sacri titolari di chiese e oratori confraternali. Egli stesso risulta, nel 1722 tra gli affiliati della Confraternita dell’Assunta.
(11) A. S. GOMEZ, Giovanni Antonio Colicci ..., op. cit. p. 95.
(12) Ivi, appendice fotografica, figg.3-4-5.
(13) Cfr. C. ZARRILLI, La statua ..., op. cit., in Il Calitrano, Anno XXIX, N. 41 n. s. - Maggio-Agosto 2008, p 11-15.
(14) A. S. D. S. A. L., Atti ..., cit., Mons. G. NICOLAJ, 1744.
(15) Ivi , Mons. C. A. CARACCIOLO, 1767. Tutti i riferimenti in A. BELLINO, L’antica Chiesa ..., op. cit. pp. 42-44.
(16) Dell’attribuzione da parte di A. S. Gomez abbiamo già parlato in una nota precedente, ma la scultura a mezzo busto in questione viene proposta come opera del Colicci e ritenuta eccezionalmente somigliante al S. Andrea di Conflenti in Calabria e a quello di Presicce (LE) in Puglia anche nell’altro studio citato, cfr. G. SOLFERINO, Partendo da ... op. cit. pp. 106-107.
(17) A. S. D. S. A. L. , Atti ..., cit., Mons. G. NICOLAJ, 1744.
(18) Di diverso avviso un’ipotesi non meglio documentata farebbe risalire la statua alla metà del XIX secolo, periodo di edificazione del Cappellone di S. Andrea. Cfr. P. RUSSONIELLO, Notiziario delle feste religiose e popolari dal “Conto degli introiti ed esiti del clero della Terra di S. Andrea dal 1736 al 1754”, in Id., Qui Sant'Andrea di Conza- Vent'anni di presenza sulla stampa irpina, Edizioni “La Ginestra”, s. d., pp. 250-251.